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A cura di Chiara Nuzzi
Opening 26.09.2025
27.09.2025
08.11.2025
Lewis Hammond. Black Milk
A cura di Chiara Nuzzi
Fondazione ICA Milano presenta Black Milk, progetto espositivo dell’artista inglese Lewis Hammond (Regno Unito, 1987), a cura di Chiara Nuzzi. La mostra, prima personale in un’istituzione italiana, si sviluppa nella grande sala al piano terra della Fondazione ed è visitabile da venerdì 26 settembre a sabato 8 novembre 2025, insieme alle personali di Oliver Osborne al primo piano e di Isabella Costabile nella project room.
La storia della pittura e il rapporto con la fede – intesa nella sua accezione trasformativa e sociale – sono i soggetti attorno ai quali prendono forma i dipinti realizzati da Hammond, la maggior parte concepiti appositamente per la mostra tra il 2024 e il 2025. Le opere infondono allo spazio atmosfere visionarie e surrealiste: colori cupi, corpi distorti, soluzioni formali sospese tra fragilità corporea ed emotiva si accompagnano a temi quali maternità, religione, speranza e individualismo.
Come spiega la curatrice Chiara Nuzzi: “la ricerca pittorica di Hammond è profondamente influenzata dalle crisi del presente e dalla tradizione pittorica occidentale. In un’epoca segnata da incertezza, paura e diseguaglianze, l’artista proietta nei suoi dipinti le condizioni psicologiche, sociali e collettive che ci definiscono. Le tele diventano così superfici di proiezione, spazi aperti che il pubblico può abitare con emozioni, pensieri e vissuto personale, completando il senso dell’opera.”
Alcuni dipinti presentano espliciti riferimenti all’iconografia cristiana: dall’Agnus Dei in Fulcrum (2024) al coniglio in Untitled (2025). Spesso ritratti soli, i protagonisti di Hammond appaiono in uno stato riflessivo e trascendentale, come in Empty Altar (2025), aprendo così la riflessione al tema dell’individualismo, centrale nella ricerca più recente dell’artista.
Il progetto espositivo si sviluppa nella sala a piano terra della Fondazione, dove l’artista è intervenuto con un allestimento che contribuisce in modo attivo alla percezione emotiva delle opere esposte. Due pareti spezzano la linearità spaziale e narrativa, mentre i colori e l’illuminazione amplificano la percezione emotiva delle tele, suggerendone una lettura introspettiva e psicologica.
Il titolo della mostra, Black Milk, nasce dal senso di angoscia e attesa che avvolge ambienti, corpi, gesti ed espressioni nei dipinti di Hammond.
Spiega ancora la curatrice: «Black Milk si riferisce alla complessità della condizione umana e alla consapevolezza che a un certo punto dell’esistenza investe ciascuno di noi: da un lato l’oscurità, la paura del vuoto e dell’ignoto; dall’altro il simbolo di un elemento nutriente e naturale – il latte – che allude a speranza, rinnovamento e cambiamento».
Che si tratti di fede nelle persone, di fiducia sociale o romantica o di paura e speranza, l’artista pone alla base della sua ricerca una domanda aperta: in cosa riponiamo speranza oggi? Un sentimento che tocca, oltre che l’intimità, anche i sistemi sociali, politici ed economici. Come e in cosa l’uomo sceglie di nutrire fiducia? E cosa significa perdere la fede e la speranza?
ICA Milano ringrazia Banca Intesa Sanpaolo, sponsor ufficiale della Fondazione e Valsoia per il supporto alla programmazione e alle attività di ICA Milano.
La mostra Lewis Hammond. Black Milk è realizzata con il sostegno della Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo e delle gallerie Arcadia Missa and 47 Canal.
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ICA Milano ringrazia Banca Intesa Sanpaolo, sponsor ufficiale della Fondazione e Valsoia per il supporto alla programmazione e alle attività di ICA Milano.
Si ringraziano la Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo e le gallerie Arcadia Missa e 47 Canal per il supporto alla mostra Lewis Hammond. Black Milk.
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LEWIS HAMMOND
Lewis Hammond (n. 1987, Wolverhampton, Regno Unito) vive e lavora tra Londra e Berlino. Le sue opere indagano stati psicologici influenzati dalle ansie del mondo contemporaneo, in un contesto di emergenza globale. Combinando influenze della storia dell’arte con esperienze personali, la sua pratica restituisce un senso di inquietudine collettiva crescente all’interno del paesaggio fisico e socio-politico in cui viviamo. Hammond crea un lessico visivo attraverso cui esplora la complessità di un mondo in trasformazione, utilizzando motivi ricorrenti e doppi significati per mettere in discussione interpretazioni univoche. Figure disorientate, corpi mutati e paesaggi immaginari popolano i suoi dipinti, che, a loro volta, riflettono ansie, violenza e una costante ricerca di auto-identificazione. Attraverso la rielaborazione di riferimenti alla storia dell’arte eurocentrica, Hammond costruisce un mondo parallelo, concentrato e deformato, che offre un'acuta riflessione sulla realtà attuale.